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  Voodoo
 

WOODOO

 

 

estratto da : Luisa Faldini Pizzorno. Il Vudù. Xenia, Milano 1999.

Il Vudù [1] (dal termine africano vodu, che letteralmente significa "spirito", "divinità", o ancor più letteralmente "segno del profondo"), è una religioneafroamericana dai caratteri sincretici e fortemente esoterici. La si ritiene generalmente come una delle religioni più antiche al mondo, sempre se si vuole considerare la forma moderna — nata tra il 1600 e il 1700 pressoché contemporaneamente in America latina e in Africa occidentale — come una continuazione diretta della forma originale. La religione vuduista attuale combina infatti elementi ancestrali estrapolati dall'animismo tradizionale africano che veniva praticato nel Benin prima del colonialismo, con concetti tratti dal Cattolicesimo. Oggi il Vudù è praticato da circa sessanta milioni di persone in tutto il mondo, ed ha recentemente acquisito il privilegio di essere riconosciuto come religione ufficiale in Benin — dove è fiorentemente organizzato in una Chiesa alla quale aderisce l'ottanta percento della popolazione — e ad Haiti dove è praticato dall'intera popolazione, contemporaneamente alla religione cattolica. Il Vudù ha attraversato tre secoli di persecuzioni e mistificazioni, in particolare da parte della Chiesa cattolica; è stato fortemente screditato e sono state diffuse — probabilmente anche consciamente — molte illazioni e disinformazioni che ne hanno portato una generale visione decisamente distorta. Al contrario di come comunemente si ritiene, il Vudù è una religione a tutti gli effetti, non un fenomeno legato alla magia nera, ed è dotato di un profondo corpus di dottrine morali e sociali, oltre che di una complessa teologia.

 

Storia

Il moderno Vudù è la derivazione di una delle religioni più antiche del mondo, presente in Africa sin dai primordi della civiltà umana; alcuni studiosi ritengono che la religione vuduista antica risalga addirittura a diecimila anni fa. Diffusa in varie aree del Continente Nero già da prima delle colonizzazioni europee, la profonda saggezza filosofica del Vudù si è poi diffusa nelle Americhe, in conseguenza alla deportazione degli schiavi neri nelle nuove colonie, dove venivano sfruttati per il lavoro forzato. Risale proprio a questo periodo — tra il XVII e il XVIII secolo — la codifica del Vudù così come lo si può conoscere al giorno d'oggi: nato dalla sintesi delle varie espressioni spirituali africane e di alcuni elementi cattolici. Il Vudù rappresentò per gli schiavi africani uno spiraglio di luce nella miseria della schiavitù; una fede comune che poteva farli sentire parte di una cultura valorizzata, nonché parte di una comunità. Tuttavia il Vudù dovette affrontare una dura lotta contro l'oppressione esercitata dal Cattolicesimo: sin dal principio qualsiasi culto non cristiano fu proibito agli schiavi, e chiunque ne praticasse veniva punito con la morte; la Chiesa cattolica combatté strenuamente contro l'espressione religiosa africana. Additato come un insieme di superstizioni e magia nera, il Vudù venne — a partire dal 1800 circa — presentato al mondo sotto una luce negativa, così come anche l'intera cultura, la lingua e qualsiasi altro tipo di eredità africana. Con le deportazioni nelle Americhe, il Vudù iniziò a diffondersi nelle isole caraibiche, e successivamente in tutta l'America centrale. Per sopravvivere, tuttavia, alle persistenti persecuzioni e proibizioni, la religione vuduista assunse nuove forme, e in particolare iniziò ad adottare l'iconografia cristiana, mascherando le divinità tradizionali con figure di santi e madonne. È in questo clima che ebbero origine anche altre religioni sincretiche afroamericane, quali la Santeria e il Candomblé. Le repressioni proseguirono attraverso i tre secoli che separano la nascita del Vudù moderno e l'epoca attuale, con un apogeo da parte dei cattolici riscontrato negli anni cinquanta, e una prosecuzione sino ai tempi correnti per quanto riguarda l'avversione dei protestanti.

Rappresentazione della dea Yemaya.
 
m:http://www.beepworld.it/hp/extras/musik/safri_01.mid:mRappresentazione della dea Yemaya.

Le repressioni — combinate alle mistificazioni — resero però il Vudù più forte, capace di attrarre un numero sempre maggiore di adepti, proprio grazie a quell'alone di proibito e misterioso che le disinfiormazioni avevano originato. In tempi moderni il Vudù sta godendo di una discreta diffusione negli Stati Uniti e nell'America meridionale: ad Haiti il riconoscimento ufficiale della religione vuduista — praticata da quasi tutta la popolazione, parallelamente al Cristianesimo — risale al 2003. In Africa occidentale è in corso un revivalismo: in Benin è riconosciuto in qualità di religione ufficiale dal 1996 ed è praticato dai quattro quinti della popolazione; viene inoltre amministrato da una Chiesa organizzata e viene insegnato nelle scuole. Numerose comunità sono infine presenti in Ghana e in Togo.

 

Teologia

La teologia vuduista si presenta come estremamente complessa e ricca, molto simile a quella delle altre grandi religioni mistiche del mondo. Il Vudù concepisce infatti la molteplicità dell'universo come una realtà illusoria, dato che il cosmo è in realtà un tutt'uno. Le tante cose che costituiscono il mondo non sono slegate e distinte tra loro, la differenziazione è infatti il velo di Maia che copre quella che è la realtà, ovvero il fatto che tutto ciò che esiste è parte e manifestazione di un'entità ancestrale, ineffabile ed eterna, ovvero Dio — che nella tradizione africana è indicato con nomi quali Mawu, Olorun o Gran Met (dal francese Grand Maître, ovvero "Grande Maestro"), e viene anche designato spesso con il nome Bondyè, mutuato dal francese Bon Dieu (letteralmente "Buon Dio"), in utilizzo da quando il Vudù dovette camuffarsi sotto mentite spoglie cristiane, per sopravvivere in una situazione ostile. La Divinità suprema è concepita dalla religione vuduista come un principio primordiale che crea l'universo attraverso un processo di manifestazione, di espressione dello spirito divino, un processo che dà ordine, vita e moto alla materia. Dio è il creatore, il motore, la fonte mistica di tutta l'esistenza, è l'essenza che nutre la materia dell'universo, nonché la potenza che dà forma alla sostanza. Quest'ultima, infatti, senza la forma conferitale da Dio, non sarebbe altro che caos. La teologia vuduista concepisce Dio come un'ente inarrivabile, inconoscibile, il quale tuttavia si può rendere accessibile alla mentalità umana manifestandosi nell'universo infinito che è sua emanazione. Lo stesso termine dal quale la religione trae il nome, ovvero vodun o vodu, sta ad indicare infatti lo spirito misterioso che permea e fertilizza la materia cosmica, attivandola, donando a questa la vita. Nelle lingue africane, il termine significa letteralmente "segno del profondo" ed è generalmente utilizzato in alternativa a Obatala o Yevhè, dove quest'ultimo è un altro temine dal significato altrettanto misterioso, vale a dire "potenza astuta della buca". Queste espressioni sintetizzano quella che è la natura dello spirito divino manifesto nel mondo, preché il vodun è occulto, nascosto nella terra e nel cosmo che permea e di cui è l'essenza. Il vodun ha una duplice natura: da una parte è spirituale, dall'altra è materiale, ma si tratta di una distinzione pratica, dato che nel Vudù, materia e spirito, sono considerati come la medesima realtà, dato che la materia non è altro che una forma condensata dello spirito cosmico. Il vodun è la forza segreta che presenzia in tutte le cose, e che si manifesta all'uomo attraverso i profondi rituali, ricchi di simbolismi esoterici e di enfasi estatica. I riti permettono all'essere umano di oltrepassare il velo di Maia, di poter entrare in contatto diretto con la Divinità, contemplandola ed intravedendone il mistero. Il serpente è — nella religione vuduista — considerato una rappresentazione ideale e sacrale del vodun. Come il serpente costrittore si avviluppa attorno alle sue prede, così Dio avviluppa il suo spirito attorno al cosmo, ed adempie perennemente al processo mistico della creazione — o forse sarebbe meglio dire della manifestazione molteplice.

Le spire del serpente rappresentano la forza mistica attraverso la quale la Divinità esprime la propria luce, emanando l'universo che permea e nutre in eterno con il suo spirito, il vodun. L'anima che compone tutte le cose tesse tra queste un inscindibile legame: lo spirito di una pietra è identico all'anima di un albero, l'anima di un albero è identica allo spirito di un animale, lo spirito di un animale è parte della stessa anima universale che possiede anche l'essere umano. Ogni cosa, sia essa animata o inanimata, è parte di Dio, ed è parte dell'eterno ciclo della creazione. Gli scienziati moderni sanno di questo mistero, e la natura ne conosce ancor meglio i significati più reconditi. Il Vudù è — stando a tutto ciò che si è spiegato fino a questo momento — una religione panteistica, in quanto concepisce tutte le cose come tasselli di un'unica anima cosmica; parallelamente è però anche una religione monistica. La teologia vuduista include infatti il concetto di manifestazione pluralistica di Dio: esso è unico e unitario, è la fonte ancestrale di tutte le cose che esistono, ma non può essere compreso dalla mente umana se non attraverso la molteplicità delle sue manifestazioni. Il Vudù contempla infatti la presenza di una schiera di varie divinità, che designa con il termine specifico di loa — che letteralmente vuol dire "misteri", ma che viene tradotto spesso anche come "santi" o "angeli". Questi spiriti della natura sono le sfaccettature — i vari aspetti — attraverso i quali Dio si manifesta nel mondo. L'uomo — che come già detto è limitato nel comprendere il mistero dell'assoluto — può entrare in contatto con Dio solo passando attraverso il molteplice, dato che questo è l'unica cosa che può condurlo al divino, è il veicolo che permette la comprensione della realtà. La molteplicità è illusione, ma relativamente al punto di vista umano è la maschera attraverso cui la Divinità si rende manifesta. I rituali fortemente esoterici e mistici — tipici del Vudù — fanno sì che l'uomo possa comprendere il fatto che non esiste distinzione tra il mondo divino e il mondo umano, che ogni cosa è divina, dato che ogni cosa è parte attiva dell'unità. L'uomo può condurre una via che lo porti alla stretta relazione estatica con le manifestazioni di Dio, con le divinità e gli spiriti dei morti, ma nel momento in cui l'uomo comprende il segreto del molteplice e del vario, si rende anche pienamente consapevole del fatto che il molteplice è costituito dai tanti tasselli di un unico mosaico divino. Tra gli spiriti della natura venerati dai fedeli del Vudù si trovano divinità che fungono da patrone e personificazioni di elementi e forze della natura. Gli spiriti del cosmo venerati dai vuduisti, sono stati infine, nel Vudù centroamericano, etichettati con nominazioni in francese o spagnolo, ed associati a santi e madonne cattolici. I santi vengono considerati o come incarnazioni terrestri delle divinità, oppure come alternative raffigurazioni delle divinità stesse.

Candele offerte alla dea Yemaya.
Candele offerte alla dea Yemaya.

Tra queste entità spirituali — i loa, i "misteri" di Dio — si possono trovare Agwe, spirito dei mari; Aida, spirito dell'arcobaleno; Ayza, divinità protettrice; Baron, uno spirito considerato capace di manifestarsi in molteplici forme, protettore delle anime dei morti; Damballa, divinità serpentina, incarnazione del vodun; Erinle, spirito delle foreste e dei luoghi naturali; Erzulie, dea dell'amore, assimilata spesso alla dea Venere; Lisa, spirito della creazione; Ogou e Osun, divinità della guarigione; Ogun, spirito della pace e della guerra; Sango o Shango, spirito delle tempeste; Zaka o Oko, divinità della natura campestre; Brigitta, dea dei morti, spesso associata a Baron; Marinetta, una dea malvagia; Carlotta, una dea molto amata dalle popolazioni bianche, proprio per il suo aspetto occidentale; e infine Iemaia (chiamata anche Mami Wata, adattamento del nome inglese Mommy Water, ovvero Mamma Acqua; o La Sirena, dal nome La Siren), grande dea madre delle acque. Il culto di quest'ultima divinità è il più amato e il più diffuso sia in Africa occidentale sia in America. Le divinità sono considerate delle entità indescrivibili, senza aspetto o caratteristiche fisiche; sono semplici essenze della Divinità suprema. Per questo motivo — nonostante la diffusa iconografia, dovuta in particolare alle commistioni cattoliche — in via ufficiale, come tra le decorazioni dei templi vuduisti, per rappresentarle vengono utilizzati i veve, ovvero i disegni geometrici sacri. Questi sono ritenuti il miglior modo attraverso cui esprimere l'aspetto del divino, in quanto sono sintetizzazioni simboliche delle funzioni e delle caratteristiche che contraddistinguono gli spiriti della natura.

 

Ecclesiologia

Il Vudù si presenta generalmente con un'organizzazione costituita da un sistema di congregazioni. Ad Haiti e in Benin esistono due vere e proprie Chiese che amministrano molte di queste congreghe e gestiscono le cerimonie religiose, oltre che i seminari per la formazione del clero vuduista. In Benin la Chiesa del Vudù è un'istituzione molto importante nella società e nella vita dei cittadini; essa gestisce infatti parecchi servizi pubblici, quali ospedali, scuole e college, oltre a garantire un supporto caritatevole in grado di alleviare le condizioni di povertà in cui verte il Paese. Il clero vuduista è costituito da sacerdoti e sacerdotesse, che svolgono generalmente le medesime funzioni; i sacerdoti di sesso maschile vengono chiamati oungan (anche ungan o houngan), le donne vengono chiamate mambo. Ogni congregazione vuduista possiede poi i propri alti sacerdoti e alte sacerdotesse, chiamati rispettivamente papaloa e mamaloa; questi sacerdoti capi hanno il compito di gestire al meglio gli interi collegi clericali, avendo alle spalle molti anni di esperienza. La Chiesa vuduista del Benin è amministrata inoltre da un capo sacerdote generale, che sta al disopra anche dei papaloa e delle mamaloa; è il cosiddetto Papa vuduista. Il clero offre servizio in templi, gestiti dalle congregazioni e diffusi sul territorio; oggi esistono templi vuduisti in particolare in America centrale e in Africa occidentale, sebbene luoghi di culto si possano trovare anche in tutti gli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, in particolare in quelli in cui le attività del Vudù sono più radicate. I templi sono considerati dei luoghi in cui l'essere umano può entrare in contatto con la Divinità, ed è per questo che vi si svolgono i rituali. Gli edifici di culto sono decorati con vari elementi, tra cui un ingente quantità di candele, raffigurazioni di santi e oggetti considerati legati ai loa. Questi ultimi, in quanto non rappresentabili, sono celebrati di solito mediante l'utilizzo dei veve, le geometrie sacre. Durante i rituali sono molto frequenti i sacrifici animali, in particolare — tipico della tradizione vuduista — è il rituale che prevede lo sgozzamento del galletto. Possono essere utilizzate anche le famose bambole vudù, dei feticci che — a differenza di quanto è stato fatto credere per secoli mediante la disinformazione e, successivamente, con l'acquisizione del tema da parte dei film hollywoodiani — servono unicamente in funzione di oggetti in grado di mediare tra l'uomo e la Divinità e non vengono assolutamente utilizzate per scopi negativi o cerimonie legate alla magia nera. Altra caratteristica importante dei riti vuduisti è il forte misticismo, vale a dire il forte contatto che viene teso tra il mondo divino e il mondo umano, portando ad un'unione rituale tra uomini e dèi.

Un veve raffigurante il Papa Legba, la manifestazione della Divinità che l'essere umano può comprendere.
 
Un veve raffigurante il Papa Legba, la manifestazione della Divinità che l'essere umano può comprendere.

Le liturgie prevedono infatti anche la possessione divina, attraverso cui una divinità loa o lo spirito di una persona defunta si impossessa del corpo del celebrante — solitamente un membro del clero — interagendo con i partecipanti al rito. Nei momenti di estasi il posseduto viene detto uno zombi — altro elemento a cui si sono ispirate le più fantasiose dicerie — ovvero una persona viva sotto il controllo di un ente che in realtà non appartiene al suo corpo. Si crede infatti che durante i rituali di possessione, una delle due anime del posseduto lasci il corpo per permettere alla divinità di penetrarvi.

 

Escatologia ed etica

Nel Vudù, il concetto della salvezza e del raggiungimento della salvezza è molto complesso. La visione si può dire che a grandi linee corrisponda a quella cattolica: infatti entrambe le escatologie di queste religioni si basano sulla credenza in una vita dopo la morte. Nel Vudù tuttavia esiste una concezione molto diversa per quanto riguarda l'anima: mentre infatti nel Cattolicesimo l'anima viene considerata il "principio spirituale dell'uomo" (Catechismo della Chiesa Cattolica - CCC n. 363), o la "forma del corpo" (CCC n. 365), destinata a ricongiungersi ad esso dopo la morte con la risurrezione, (cfr. CCC n. 990), nel Vudù essa è concepita come distinta in due corpi numistici, vale a dire il grande angelo guardiano e il piccolo angelo guardiano. La prima parte dell'anima è considerata quella più materiale, e per questo strettamente legata al corpo, tanto da lasciarlo solo in seguito alla morte. La seconda è considerata invece la parte più sottile, in grando di lasciare spesso il corpo — anche durante il sonno —, e quella più soggetta ad influssi esterni, tanto che si ritiene se ne possano impossessare, imprigionandola, persone che praticano la magia nera, attraverso la quale riuscirebbero a controllare il piccolo angelo guardiano e, direttamente, la persona cui l'anima appartiene, rendendola uno zombi. I sacerdoti vuduisti possono, in questo caso, proteggere il malcapitato preparando un vaso della testa (in francese pot de tête), ovvero una sorta di amuleto nel quale racchiudono anticipatamente il piccolo angelo guardiano impedendo che venga catturato. Quando una persona muore, la sua anima ascende al paradiso. Durante la vita ogni essere umano possiede inoltre un proprio maestro della testa (met tet, derivato dal francese maître tête). Questa entità corrisponde all'angelo custode della tradizione cristiana, un nume dunque che porta consiglio e protezione alla persona cui è associato. Eticamente il Vudù esercita una morale che enfatizza la valorizzazione della vita umana e il rispetto della natura. Quest'ultima, essendo il Vudù una religione panteistica è considerata sacra e permeata dalle divinità. La religione vuduista sta rappresentando, in particolare nelle regioni meridionali del Togo, una forza particolarmente fervente che lotta per la salvaguardia delle aree naturali, in particolare le zone boscose. Queste ultime sono considerate sacre e al contempo vi si celebrano molto spesso i rituali vuduisti. Le associazioni che organizzano il Vudù in Benin e in Togo stanno manifestando sempre più interesse riguardo a queste tematiche, intessendo rapporti con le associazioni ambientaliste e difendendo la biodiversità. Per quanto riguarda la vita umana, un insegnamento che può essere utilizzato come esempio principale della forza etica che caratterizza il Vudù, è il valore che questo dà alle persone con handicap fisici o mentali. Queste persone sono amate e valorizzate nelle comunità vuduiste in quanto la religione del Vudù considera sacra e potente espressione manifestativa del divino, qualsiasi cosa che sia speciale o semplicemente diversa.

 

Note

  1. ^ Il nome è minormente utilizzato anche in differenti altre forme di traslitterazione e pronuncia, tra cui Vodu, Vudu, Vodon, Vudun, Vodun, Voudon, Voudun, Vodou, Vodoun, Voudou, Voudoun e diffusamente come Voodoo. Esistono infine altri tre termini, ovvero Sevi Loa (o Sevi Lwa, o ancora Sevi Lua), Vuduismo e Naniguismo. I fedeli alla religione vengono designati con aggettivi quali vudù, in forma minuscola ma anche in questo caso variabile come precedentemente elencato, vuduista o naniguista.
 
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